Cari Amici,
questa relazione segue l’impostazione complessiva che ci siamo dati per la cooperazione dei servizi dell’Emilia Romagna. E’ organizzata sui sei obiettivi del modello di riferimento, definito dal lavoro sul bilancio sociale.
Si riprendono problemi e tendenze generali emerse dalle cooperative, integrate da riflessioni sull’associazione.
Realizzare gli scopi mutualistici e sociali cooperativi:
sul versante dei clienti esterni, la capacità di qualificazione e innovazione, variabile per comparto e per impresa, mentre fornisce risposte nei singoli sevizi specialistici, continua ad essere problematica nell’offerta dei servizi complessi ed integrati.
Tavoli e strumenti d’assieme devono essere i terreni principi d’iniziativa, che hanno però qualche speranza di produrre risultati, solo se la consapevolezza di questa necessità prioritaria entra davvero nella mentalità dei gruppi dirigenti; superando la difesa dell’esistente, spesso della propria fetta di mercato, di interesse parziale, di potere individuale.
E ancora: un servizio globale per un sistema abitativo non è uguale a una residenza sanitario/assistenziale.
Sono diversi i contenuti, quindi gli assetti conseguenti: più è alto e necessario uno specifico livello di competenza, più questo deve giocare un ruolo non marginale, non solo gestionale, bensì strategico e progettuale; ad di là della mera proporzionalità nel conferimento delle risorse di partenza.
Né possono funzionare, nei servizi alla persona, schemi fissi, universali, validi sempre.
O affrontiamo lo sviluppo con questo angolo visuale, o rischiamo di innescare fin dall’inizio i presupposti sbagliati: occorre attuare in fretta confronti fra le cooperative, fra i comparti, fra i settori, anche perché non possiamo continuare a procedere, come spesso succede, ognuno per fatti suoi.
E’ questa una parte dell’analisi interna, anche sul terreno prioritario del welfare regionale complessivo, per arrivare ad una iniziativa pubblica che crediamo debba essere di Lega regionale nel suo insieme, territoriale/settoriale, in cui presentare chiaramente le nostre proposte, una volta che le abbiamo ben discusse e definite.
Per natura e struttura le cooperative agiscono con più efficacia quanto più sono normate le condizioni generali di mercato: sulla qualificazione degli appalti, sull’implementazione di strutture di controllo, sulla funzione regolatrice pubblica si registrano purtroppo preoccupanti regressioni: esasperazione della concorrenzialità, massimo ribasso, prevalenza palese dell’offerta economica rispetto ai parametri di qualità, in nome di un interesse economico immediato inefficace e miope, soprattutto se si tratta di servizi alla persona.
In merito dobbiamo sviluppare ancor più la nostra capacità di iniziativa.
Sul versante dei clienti interni associativi, le stesse imprese, pensiamo di fornire un buon servizio fiscale, di assistenza ai bilanci e anche di consulenza più generale, soprattutto per le medio-piccole.
Mettendo in rete le risorse regionali, abbiamo effettuato considerevoli elaborazioni su questioni normative, legislative, specifiche di comparto e trasversali, quali l’Irap e la riforma della 602.
Sull’Irap è stato consegnato alla sede regionale competente lo studio a campione effettuato, che rileva i pesantissimi effetti del superamento del regime transitorio per le cooperative non a caso a salario convenzionale: perché in settori riconosciuti oggettivamente deboli dalla stessa previsione legislativa.
Non chiediamo di pagare meno, ma nello spirito dell’invarianza contributiva, assunto basilare del relativo provvedimento, di non pagare di più rispetto ai contributi soppressi: come dimostrano le cifre, una ragionevole diminuzione dell’aliquota fra il 4.5 e il 3,5%, come è nel potere regionale, assicurerebbe giustezza ed equità, perlomeno a partire dal 2001, nonostante il ragguardevole costo aggiuntivo del 2000.
Nei comparti interessati stanno montando sempre più insofferenza e agitazione più che giustificate, a cui la Regione deve prestare la dovuta attenzione, in settori sociali ed occupazionali così rilevanti, che devono trovare positive risposte: i rischi non sono solo nostri interni, ma politico-generali, su una partita che riguarda almeno 100 cooperative e 15.000 addetti.
Bisogna migliorare, nell’ambito più complessivo della Lega regionale, il supporto alle necessità di finanziamento, capitalizzazione, reperimento di risorse.
Nel breve promuoveremo incontri con Cooperfidi, Fincooper, Coopfond, assieme alle associate.
il fatturato è in crescita in tutti i comparti e in quasi tutti i territori, salvo qualche criticità da seguire con attenzione: passiamo dai 3.700 miliardi del ’97 ai quasi 4.300 del ’99, con una crescita media del 16,21%.
E’ quindi buono il livello di sviluppo generale.
Rileviamo tuttavia un basso e disorganico ricorso ad iniziative di ascolto della soddisfazione dei clienti, che in segmenti di mercato sempre più qualificati diventa elemento di vantaggio competitivo, di qualità e solidità relazionale.
Si potrebbe promuovere con le imprese un’iniziativa di informazione e confronto sulle tecniche e gli strumenti di dialogo e scambio strutturati con i clienti.
il numero delle cooperative, 504, è in costante crescita, + 54 sul ’98: valgono le considerazioni sul fatturato.
Per quanto riguarda il peso e la presenza nella vita associativa, dall’ultima assemblea di marzo ’99, il Consiglio direttivo si è riunito sei volte, in media ogni tre mesi, come previsto.
La partecipazione è stata più o meno alta e differenziata, a seconda delle fasi e dell’importanza degli argomenti per i rappresentanti dei vari comparti; la presenza è ancora troppo legata all’interesse diretto e non al confronto e alla consapevolezza d’insieme; dopo un anno e mezzo, la prima valutazione è che sia tuttavia un luogo utile, periodico e trasversale, di verifica, discussione, scambio, implementazione dell’attività con le cooperative; da mantenere e rinforzare, trovando ulteriori stimoli d’interesse complessivo.
I comparti e coordinamenti sono stati trentasei: da sottolineare i sei in comune, dei sedici totali svolti da trasporti e movimentazione, chiaro e positivo indice di attività sempre più integrata; i sei fiscali, in particolare su questioni fondamentali quali l’Irap e la 602; due dei servizi culturali, d’informazione/comunicazione, primo tentativo di creare un insieme in questi campi, fondamentali per lo sviluppo innovativo e su cui la Lega regionale deve fare chiarezza di responsabilità e competenze, definendo il loro posizionamento.
Innumerevoli, infine, le riunioni su problematiche specifiche per gruppi di lavoro, in particolare l’intensa e costruttiva attività, unitaria con altre associazioni imprenditoriali, sui processi di privatizzazione nel trasporto pubblico; nonché, ovviamente, le quindici riunioni sul bilancio sociale.
Lo schema "a grappolo" allegato conferma le modalità di funzionamento associative, definite ed approvate dalla precedente Assemblea, prima riassunte e riproposte per i prossimi due anni.
Con l’ampio e partecipato lavoro sul bilancio sociale ci siamo davvero dati un’anima comune, che è il nostro modello di riferimento: la struttura che lo sostiene sono i parametri che lo esplicitano e lo descrivono, generali e di comparto.
Il cammino di questo organismo si inserisce nel processo di crescita in atto dell’autonomia federalista regionale: decentramento dei poteri, anche fiscali, verso il nuovo Statuto e, auspichiamo, il DPEF regionale, così evidenti e concreti che li citiamo solo, ritenendo superfluo insistervi sopra, ma sostenendone fortemente la realizzazione.
Questo accentua il ruolo ed il peso trasversali della Lega regionale, ma anche quello specialistico delle singole Associazioni di settore.
La Lega regionale deve definire un’organizzazione che individui e ottimizzi ruoli e competenze utili a tutti: fra le esigenze prioritarie le politiche del lavoro, contrattuali, formative, che riprenderemo poi; il già citato presidio sui bisogni finanziario-patrimoniali; la raccolta e la disponibilità dei dati consuntivi e tendenziali: tre necessità basilari, su cui attivare una maggiore collaborazione e iniziative comuni con il settore della produzione/lavoro.
La Lega regionale deve coordinare l’integrazione dei vari settori e territori, fattore strategico indispensabile rispetto all’evolversi della domanda dei clienti, pubblici e privati.
Le Associazioni di settore devono avere piena visibilità e legittimità, anche elettiva, quindi piena capacità rappresentativa presso i competenti Assessorati, le Organizzazioni imprenditoriali, politico - sociali, i referenti nei vari mercati, con e verso i quali sviluppare le necessarie politiche specifiche.
Questo assetto d’assieme è utile, coerente, funzionale, rispetto ai percorsi regionali suddetti.
Per gli stessi motivi riteniamo naturale e conseguente riproporre la struttura associativa regionale, che la Presidenza attuerà dall’inizio dell’anno prossimo.
Per quanto riguarda invece le tendenze che emergono dalle cooperative, seppure differenziate per comparti, la necessità di continuo miglioramento dei processi partecipativi istituzionali deve accompagnarsi sempre più ad una crescita di democrazia sul lavoro, magari legata al miglioramento della qualità, attraverso i vari strumenti disponibili: si potrebbe partire da un’iniziativa promozionale della società formativa unificata, per descrivere, proporre, lanciare le molteplici possibilità tecniche in merito.
La riforma del diritto societario dovrà, pur nell’indispensabile innovazione, ribadire le coordinate di fondo della democrazia istituzionale cooperativa: il principio, pur con eccezioni, di una testa-un voto, la salvaguardia del controllo di maggioranza da parte dei soci lavoratori in sede assembleare e di consiglio, la predominanza degli utili posti a riserva indivisibile, l’equilibrio redistributivo fra soci cooperatori e finanziatori.
Bisognerà però che questo potere, anche quando delegato, possa essere esercitato realmente.
E’ sì questione di modalità formali e operative, peraltro da attribuire il più possibile all’autonomia statutaria, per non creare dannose rigidità, ma è soprattutto questione di volontà politica, a monte.
Quanta democrazia e partecipazione economica reali ci sia in molte cooperative, quale sia l’interesse aggiuntivo vero del socio rispetto al lavoratore; assieme a quali soluzioni dare al bisogno di immissione massiccia di capitale privato e di consolidamento delle alleanze, in certe fasi di sviluppa e in certi mercati: sono questioni che non possiamo continuare ad eludere.
Pur avendo forti dubbi su ipotesi molto tirate che sono emerse, per la loro capacità di tenuta sociale, nonché di mantenimento della proprietà in ambito cooperativo, le stesse pongono questioni ed esigenze a cui dobbiamo dare soddisfacenti risposte.
Abbiamo il dovere di approntarle assieme, discusse e condivise, evitando che ognuno cerchi la sua strada, come schegge isolate, non più parte di un sistema di valori e di regole, di cui bisogna assicurare la coesione.
Sulle politiche formative, oltre alle iniziative realizzate o in via di attuazione, come la scuola regionale della logistica, dobbiamo fare il punto sui bisogni: l’avvio può essere un seminario con le strutture regionali specializzate.
Una sede più duratura e propria dovrebbe essere il già citato presidio comune sulle politiche del lavoro in Lega regionale.
sono in aumento i soci-lavoratori, ma riflessioni si impongono sulla loro tipologia.
Abbiamo già detto sulla necessità di rivedere le modalità di partecipazione complessiva e non appiattirsi sul mero rapporto contrattuale di lavoro.
Ma in relazione alle esigenze di flessibilità strutturale e individuale del rapporto professionale, soprattutto nei settori innovativi, bisogna rendere compatibili forme più adatte e gradite, quali il lavoro autonomo e parasubordinato.
Continueremo a sollecitare i livelli nazionali perché si adoperino in tutti i modi per trovare soluzioni a questo scopo; anche al di là della legge sul socio-lavoratore, che ne contiene la previsione, ma la cui andata in porto in tempi utili è sempre più incerta, dopo che anche le nostre indecisioni e presunzioni ne hanno frenato un’attuazione accettabile, ragionevole, in clima non ostile.
Dal centrosinistra, dobbiamo ammetterlo, non abbiamo ottenuto molto: i risultati più rilevanti sono stati i provvedimenti di parificazione normativa risalenti a Treu, per i soci lavoratori, e la legge sull’assistenza, che auspichiamo venga il più rapidamente possibile approvata.
Quanto di questi mancati obiettivi è dovuto però alla nostra difficoltà di decidere, di definire strategie, di chiedere con chiarezza e in modo unitario cosa volevamo?
Credo sia doppia la riflessione, interna ed esterna, da fare su questa legislatura, insoddisfacente per la cooperazione.
Su di un versante solo apparentemente opposto, perché comunque è soluzione più flessibile, compatibile con le relative condizioni strutturali delle imprese di quei settori, bisogna sviluppare, ancora una volta nel e al di là del socio-lavoratore, l’iniziativa propositiva in sede politica e sindacale sulla riforma della 602: così come indicato dalle risultanze del seminario nazionale di Firenze dell’ormai lontano novembre ’99. Per non togliere il necessario respiro e sostegno alle imprese, ma riformandola profondamente, prevedendo progressivamente e compatibilmente migliori condizioni e maggiori garanzie per i soci.
Anche a questi fini servirebbe un presidio completo sulle problematiche del lavoro in Lega regionale, oltre alle esigenze di copertura contrattuale, di primo e secondo livello. Abbiamo partecipato come meglio potevamo alle trattative dei contratti nazionali in scadenza: due rinnovati, uno nella fase finale.
Crediamo si possa trarre una valutazione positiva, perché sono compatibili, migliorano le condizioni degli operatori e l’obiettivo quattro è appunto accrescere e qualificare il lavoro; si apriranno però i secondi livelli di contrattazione, dove comunque servirà una regia regionale, che va tecnicamente seguita nel modo più competente.
Altro capitolo da seguire meglio e di più sono le nuove norme di copertura previdenziale, quali i fondi pensione, su cui abbiamo già sviluppato iniziative, ma su cui bisogna accentuare la pressione politica, accompagnata dal necessario supporto tecnico.
si richiama soltanto quanto già detto al punto 1. sulla prioritaria necessità di integrazione fra cooperative e fra comparti.
Realizzazioni imprenditoriali e consortili, protocolli d’intesa nel campo della logistica, delle sociali, delle pulizie, intrasettoriali e sovraterritoriali, rappresentano notevoli passi in avanti, però mai conclusi una volta per tutte; spesso, anzi, rimessi in discussione per motivi del tutto individuali: la loro piena riuscita è fondamentale per costituire segnali positivi in questa direzione. Tutti noi dobbiamo mettercela tutta perché funzionino e proseguano, superando ogni tipo di egoismo.
Centrale il coordinamento con il CNS, in propostito.
A livello della Lega regionale vogliano ancora richiamare il fondamentale coordinamento fra territori e fra settori, che già si diceva al punto 3.
Strategica la realizzazione di sempre maggiori intese politico imprenditoriali con le altre organizzazioni associative, prime fra tutte la CNA e le altre centrali cooperative.
Nei rapporti con queste ultime, in particolare, dobbiamo seguire l’esempio concreto delle imprese che sono già unitarie al loro interno: siamo convinti, infatti, che molti interessi di base divergano da quelli espressi ultimamente al vertice, considerando di corto respiro e miope presentarci divisi davanti alle prossime scadenze: altra cosa è una cooperazione che sostiene unitariamente le proprie ragioni, il proprio ruolo e le proprie proposte socio-imprenditoriali nell’interesse del bene comune, interno e generale.
Le iniziative delle cooperative per l’integrazione nella comunità sono tante e differenziate, complessivamente considerevoli.
In particolare, vogliano sottolineare l’attività di sostengo, inserimento delle persone deboli, degli immigrati. Su questi ultimi sollecitiamo un approfondimento di riflessione generale, che non può essere solo nostro. Abbiamo bisogno di questi lavoratori: che politiche di inserimento complessivo vogliamo perseguire e siano in grado di realizzare per qualificare e solidificare il reciproco bisogno?
l’elaborazione del bilancio sociale ha dato l’avvio alla possibilità di analisi tendenziali su ulteriori parametri: patrimonio, investimenti, risorse versate alla comunità.
Gli utili versati a Coopfond per il ’99 sono 2 miliardi e 761 milioni, + 18,8% rispetto al ’98, che dimostrano un buon aumento della redditività in generale e confermano il ruolo primario di promozione e di sviluppo che ci è proprio, anche nel sud.
Crediamo, infine, che per assicurare lo sviluppo della cooperazione dei servizi sono tre gli obiettivi prioritari da assegnare ai livelli nazionali, condizioni complessive sine qua non per rendere possibile la crescita cooperativa e per assicurare la tenuta associativa complessiva, possibile solo se le imprese percepiscono la reale utilità di ogni livello:
Cari amici,
c’è un ultimo obiettivo che dobbiamo assegnare a tutti noi, a qualsiasi livello operiamo, valido in e per qualsiasi panorama politico, uguale o diverso dall’attuale: mostrare ed attuare sempre di più la peculiarità che siamo, o che potremmo e dovremmo essere davvero.
Anche per questo abbiamo implementato il bilancio sociale.
Siamo agenti naturali di integrazione sociale: realizziamo ancora di più, con coerenza di fatti e comportamenti, questo nostro essere imprenditoria sociale.
Rendiamolo maggiormente credibile, visibile, nelle comunità in cui operiamo, ai vari livelli. A quel punto nessuno potrà permettersi di colpirci a tradimento, di strumentalizzarci, o addirittura pensare di poter fare a meno di noi.
Se è per il modo distintivo di essere, non per altro, che continueranno a identificarci come cooperazione rossa, potremo esserne solo fieri e ribadire che proprio così vogliamo essere: davanti ai clienti, a qualsiasi interlocutore politico, davanti a chiunque, a testa alta: non potranno che ammirarci e addirittura imitarci. A quel punto davvero, fino in fondo, parte così rilevante di società e di economia, componente così cospicua e significativa dell’economia sociale della nostra regione, del nostro paese.